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NOT - Riflessioni sul ruolo della notifica nel mercato italiano dell'Arte

In ambito tecnologico si usa dire che tutto ciò che esisteva prima che noi avessimo 15 anni è normale. E se fosse così anche per la legislazione? Se il motivo per cui una legge è ancora vigente fosse per il naturale mantenimento dello status quo? Questo blog vuole confrontare le opinioni in merito al tema della notifica nell’arte, e capire se e come questo istituto debba essere modificato.

Arte e Libertà (del mercato). Esperti a confronto

Arte e Libertà (del mercato). Esperti a confronto

Al via il nuovo ciclo di incontri organizzato dal Ce.St.Art: Con l'arte (non) si mangia, ospitato dal Collegio Ludovicianum dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

I convegni, strutturati in maniera informale così da favorire un confronto diretto tra i relatori ed i partecipanti, costituiti soprattutto da studenti del corso di Economia e Gestione dei Beni culturali dell'Università ospite, analizzano le varie sfumature del confine sottile tra arte, diritto ed economia. Nel primo degli incontri organizzati grande spazio è stato riservato alla descrizione del panorama italiano. Il quadro che emerge, ed è sotto gli occhi di tutti, non può che essere critico. In un'Europa caratterizzata da uno stato economico definito "in declino irreversibile", in cui la distribuzione della ricchezza non solo si dimostra iniqua nelle dimensioni nazionali, ma segue anche itinerari paradisiaco-fiscali, un mercato di alta fascia, quale quello rappresentato dall'arte, non può che seguire le stesse traiettorie che, ineluttabilmente, seguono la scia dell'oro. È così che l'Italia, che per ragioni che oggi definiremmo di marketing, mentre un tempo venivano apostrofate come propagandistiche, che dovrebbe vantare nel settore artistico non solo grandi capitali ingiustamente ereditati dal passato, ma anche grandi risorse umane ed intellettuali, si trova sempre e comunque nel fanalino di coda del mercato. Rispetto allo scenario internazionale, l'Italia riesce a conquistare uno scarno 1% (cifra arrotondata per eccesso). Quali i motivi di questa deriva? Le risposte sono molteplici, e molte sono già fin troppo note. Il mercato dell'arte, per quanto esso rappresenti da un punto di vista accademico-giuridico un mercato con forti specificità, è pur sempre un mercato, e in quanto tale collegato con il sistema economico in cui esso si sviluppa. Non desta meraviglia né stupore quindi apprendere che le spade di Damocle che gravano sul sistema dell'arte italiano siano costituite da un'eccessiva normativa finto paternalistica, una burocrazia che si annoda su se stessa (Merton lo aveva capito un secolo fa) e sotterfugi ed illeciti che vengono posti in essere per sfuggire alle maglie troppo strette di uno Stato che a suo dire protegge, ma con regolamenti interni del 1974. A dare man forte a queste osservazioni lo studio dell'Istituto Bruno Leoni, presentato dal Dott. Filippo Cavazzoni, che analizza i gradi di libertà di specifici mercati nella Zona Euro. L'Italia, confrontata con il suo benchmark costituito dall'UK, guadagna un grado di libertà di 58/100. Tante le informazioni, numerose le notizie, accompagnate anche da esperienze personali di personaggi illustri del sistema dell'arte che quotidianamente si scontrano con i limiti e le opportunità fornite da questo mercato. Ma più di tutto, come emerge dalle parole del poco moderato moderatore Paolo Manazza, l'obiettivo principale degli incontri non è tanto quello di fornire indicazioni, seppure queste non manchino, ma di consegnare a chi ascolta una serie di domande e riflessioni, da portarsi a casa, da coltivare, perchè prima di tutto la nostra specie non è quella dell'Homo Faber, ma dell' Homo Sapiens.

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